Questa volta parliamo di donne
Qual è il segreto di Artemisia? Perché mai questa donna, vissuta nel Seicento della Controriforma cattolica, riesce ad avere più successo di tante protagoniste attuali della scena artistica?
Negli anni ’70 e ’80 del Novecento Artemisia ha rappresentato una icona del movimento femminista, un modello di ribellione e di autodeterminazione per le donne e questo ne ha certamente favorito la fama e la popolarità presso il grande pubblico. Ma a quale prezzo, in termini di conoscenza reale della sua caratura di pittrice e artista in senso lato?
Certo, la vicenda dello stupro subito e del processo intentato a quell’Agostino Tassi (amico e collega del padre) che non a caso veniva chiamato “lo smargiasso” - per via di un carattere a dir poco strafottente e noncurante delle regole - ha molto contribuito alla notorietà di Artemisia, scatenando un forte interesse attorno a lei e alla sua biografia. Da qui romanzi, film, sceneggiati e pièce teatrali. Ma l’analisi strettamente storico artistica dell’opera della pittrice è rimasta come schiacciata sotto il peso di tanta letteratura, incentrata appunto più sugli aspetti psicologici della donna che sul suo talento artistico, peraltro molto spesso analizzato quasi esclusivamente in rapporto alla figura del padre Orazio Gentileschi.
La mostra Artemisia Gentileschi e il suo tempo (30/11/2016 - 08/05/2017) che si inaugura oggi al Museo di Roma di Palazzo Braschi – a cura di Nicola Spinosa, Francesca Baldassari e Judith Mann – intende raccontare la complessa e articolata vicenda professionale ed artistica di Artemisia Gentileschi, lungo l’arco della sua movimentata vita tra Roma, Firenze e Napoli. Una selezione di circa 90 opere, con prestiti dai più prestigiosi musei del mondo, per raccontare al pubblico il segreto del successo di una protagonista della scena artistica del Seicento, a cominciare dalla formazione ricevuta dal padre Orazio e dalle frequentazioni con i maggiori artisti del tempo, senza tralasciare le molte suggestioni assorbite dagli ambienti culturali della Firenze medicea e della Napoli dei Viceré.