L’apparenza inganna
Tra i numerosissimi ritratti provenienti dall’Accademia dell’Arcadia, conservati al Museo di Roma, ce n’è uno davvero curioso.
Non che si tratti di un personaggio sconosciuto: tutt’altro. Il cardinale Giuseppe Gasparo Mezzofanti (1771 – 1849) fu un celebre poliglotta e un uomo di straordinario talento. Ordinato sacerdote nel 1797 ottenne la cattedra di arabo all'università di Bologna, sua città natale.
Nel 1803 divenne bibliotecario dell'Istituto delle Scienze, dove compilò un catalogo dei manoscritti orientali e greci; undici anni dopo Pio VII lo nominò Segretario della Congregazione di Propaganda, ma il cardinale si trasferì a Roma soltanto nel 1831, quale canonico di S. Maria Maggiore. Nel 1833 succedette ad Angelo Maj nell'incarico di custode della Biblioteca Vaticana e cinque anni più tardi fu creato cardinale e nominato Prefetto della Congregazione della correzione dei libri orientali.
Oltre alle molte pubblicazioni e agli studi che caratterizzarono la sua attività, il personaggio affascina anche per un particolare ‘estetico’, ben descritto nel ritratto che di lui si conserva a Palazzo Braschi, dipinto da P. Garosini nel 1838.
A ben guardare il quadro, infatti, si vede chiaramente un orecchino ad anello infilato nel lobo dell’orecchio destro del cardinale e dunque ben in vista per il riguardante. Un vezzo? Un’anticipazione della cosiddetta ‘moda bolognese’ di indossare orecchini anche per gli uomini? Molto probabilmente niente di tutto ciò. Secondo alcune fonti, infatti, il cardinale portava ai lobi i monili d’oro come strumento di prevenzione antibatterica, a seguito di una lunga e noiosa affezione agli occhi di cui aveva sofferto in adolescenza. Un particolare questo che accresce in noi la curiosità e (forse) l’ammirazione per un personaggio a dir poco eccentrico.