Dolore riflesso

Roma, 23 ottobre 2019

A molti è nota come Maria Maddalena, ma il suo vero nome è Maria di Magdala.

A seguito di una controversa (e in parte irrisolta) interpretazione dei Vangeli, che parlano di tre distinte donne con questo stesso nome, viene tradizionalmente ricordata come la peccatrice che cosparse di olio profumato i piedi di Cristo, li bagnò con le proprie lacrime ed asciugò con i propri capelli. Così descritta, la figura di Maddalena appare riconoscibile nei meravigliosi dettagli che caratterizzano questo marmo.
I lunghi capelli, la cui bellezza è messa in risalto dall’impiego di una miscela di zolfo e cera appositamente creata da Canova, cadono liberi sulle spalle e sulla schiena nuda, pienamente godibile grazie all’espediente dello specchio retrostante che, peraltro, richiama filologicamente l’allestimento voluto dal primo proprietario dell’opera nel 1808. Giambattista Sommariva, infatti, collocò nella sua residenza parigina uno specchio sul retro della statua, esposta in una stanza tappezzata di seta scura.
Il corpo della donna trasmette un profondo senso di dolore e compassione, a partire dalla postura accovacciata e con la testa reclinata in avanti, a nascondere il volto. Eppure questo marmo comunica sensualità e calore epidermico, in evidente contrasto con la freddezza del marmo e la scabrosità del panno che, come un cilicio, è tenuto su da una ruvida corda. Tra le mani una grande croce di bronzo dorato, purtroppo oggi ossidata, che concentra nella dimensione straordinaria del simbolo cristiano per eccellenza la grandezza della fede, del dolore e del pentimento della donna.
Il contrasto fra il colore chiaro del marmo e la cupezza del metallo della croce, richiama anche il contrasto tra il fascino del corpo ancora giovane ed attraente e la sofferta meditazione interiore di Maria Maddalena.  
Del resto, lei fu tra i seguaci più assidui Cristo fino alla fine, senza mai abbandonarlo né rinnegarlo. La complessità di un tema tanto delicato costrinse Canova a realizzare vari bozzetti di quest’opera che - va ricordato - fu concepita e voluta dall’artista stesso, anticipando prepotentemente la modernità.