San Camillo de Lellis salva gli ammalati dell'Ospedale di San Spirito durante l'inondazione del Tevere del 1598

Autore: Pierre Hubert Subleyras (1699-1749)
Datazione: 1746
Collocazione: sulla parete destra della sala, appena entrati
Tecnica e materiali: olio su tela
Dimensioni: altezza 205 larghezza 280
Inventario: MR 5701
Provenienza: Collezione privata Antonio Muñoz, acquisto 1960
Iscrizioni: in basso, a destra, a pennello: P. Subleyras pinx. 1746

Descrizione
Nel dipinto, di grandi dimensioni e di formato rettangolare con sviluppo orizzontale, è raffigurata la scena dell’allagamento della grande corsia dell’ ospedale romano di Santo Spirito in Sassia in cui si assiste alle operazioni di soccorso degli ammalati, condotta da quattro uomini in abito scuro ( di cui due hanno una croce rossa sul petto), appartenenti ad un ordine religioso, aiutati da tre inservienti.
La composizione presenta tre piani prospettici. Sullo sfondo, nella parte sinistra della composizione, si vedono alcune parti architettoniche della sala: il tetto con travi in legno; in alto, lungo le pareti una serie di finestre; e in basso la parte superiore dei baldacchini bianchi che proteggono i letti nascosti dalla scena centrale.
Il piano intermedio è caratterizzato dall’inserimento sulla destra di un ciborio, posto di profilo, - che occupa un terzo dell’intero spazio compositivo - di cui è visibile la parete laterale e una delle due colonne del portico, all’interno del quale si intravede un gruppo scultoreo. Questa struttura architettonica è preceduta da una scala, sempre raffigurata di profilo, di cui sono visibili i primi gradini su cui si svolgono due scene tra cui quella principale con il protagonista, Camillo de Lellis. Sulla destra si scorge prima un malato in piedi, avvolto in un lenzuolo e con il capo coperto da un fazzoletto, entrambi bianchi, che afferra le braccia di un giovane uomo, un chierico vestito in nero, a cui si appoggia per aiutarsi nel salire i gradini della scala; accanto è posta la figura di Camillo de Lellis, raffigurato in piedi mentre solleva e sostiene con le sue braccia un malato, coperto da un lenzuolo bianco, di cui si vedono solo alcuni lembi uscire da sotto una coperta gialla che lo avvolge lasciando scoperte le gambe e le spalle, e con sulla testa un copricapo di stoffa rossa intrecciata. La forza di quest’azione è sottolineata dalla robusta gamba sinistra del protagonista, poggiata sul primo gradino, visibile perché la veste è sollevata per agevolare i suoi movimenti ed evitare che l’abito si bagni, considerando che l’acqua lambisce la caviglia destra poggiata sul pavimento. Ad accentuare questa immagine di solidità c’è anche la scelta dell’artista di creare un rapporto tra la figura del Santo e quella della colonna del ciborio, posta accanto sulla destra, in quanto questo elemento architettonico portante metaforicamente si richiama al ruolo di sostegno dei malati che caratterizza la missione religiosa di Camillo de Lellis; infine nella parte sinistra del dipinto si svolge un’altra scena dove un malato, sdraiato su una lettiga in legno, coperto solo da un lenzuolo, è soccorso da tre persone: a sinistra un chierico, che segue le operazioni sia dell’inserviente ( che gli è accanto) sia quelle dell’uomo, posto di fronte, che si presenta avvolto in un panno drappeggiato sulla spalla che lascia scoperto il torso dalla muscolatura accuratamente delineata. Sempre da questo lato, in alto un lungo drappo bianco, occupa metà della composizione ed è raccolto e fermato proprio nell’angolo destro del quadro. Si tratta del telo del baldacchino del letto.
In primo piano, sulla destra, si svolge una concitata scena: una donna, di cui la testa è tagliata fuori dall’inquadratura, avvolta in un voluminoso e mosso panneggio da cui emerge il piede destro sollevato e il rispettivo braccio proteso, è colta nello sforzo di salire sulla scala aiutata da un chierico.
Al centro un inserviente con la testa girata verso il personaggio principale è piegato nell’atto di sollevare una grande e pesante cesta di vimini, contenente i miseri resti di cibo, stoviglie e coperte, quest’ultime frettolosamente riposte tanto che alcune fuoriescono bagnandosi nell’acqua che aveva ricoperto ormai tutto il pavimento.
Quest’ultima figura è uno snodo cromatico dell’intera composizione dove l’intesa colorazione della sua giubba rossa diventa un segnale che rimanda al copricapo rosso del malato, sostenuto da Camillo de Lellis, secondo una traiettoria ascensionale che porta alla croce rossa che miracolosamente appare sulla parete del ciborio.
Sullo sfondo la corsia presenta una luce diffusa che raggiunge il massimo dell’intensità al centro del margine sinistro del dipinto, a cui si contrappongono le ombre profonde che interessano la scena opposta occupata dalla la donna , che aiutata dal chierico, tenta di salire i gradini della scala; un fascio di luce più diretto, proveniente da destra, illumina il centro del dipinto concentrandosi sul volto di Camillo de Lellis e sul panneggio bianco della sua veste, per poi scendere sulla manica della camicia dell’inserviente che solleva la cesta e concentrarsi sul drappo bianco che da essa fuoriesce. L’acqua sul pavimento riassorbe tutti i colori nell’ombra bluastra, che lascia trasparire tutto ciò che vi si immerge.

Notizie storico-artistiche
Commissionata dai Camilliani in occasione della canonizzazione del loro fondatore il 29 giugno del 1746, l’opera doveva essere donata al pontefice Benedetto XIV che, esperto giurista si era impegnato a favorire la causa di canonizzazione di Camillo de Lellis, avviata quasi un secolo prima.
Il santo, vissuto nella seconda metà del Cinquecento, aveva dedicato la sua vita alla cura dei malati e aveva promosso il ruolo essenziale dei religiosi nell’assistenza materiale degli infermi, ottenendo nel 1586 di poter fondare l’ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, detti anche Camilliani, noti per le loro virtù umane di abnegazione verso i deboli e gli ammalati.
Il dipinto è la documentazione della tragica notte del 23 dicembre 1598 quando, durante un’inondazione del Tevere, il santo si era prodigato nel portare in salvo i malati dall’ospedale Santo Spirito inondato dalle acque. Va inoltre sottolineato che la scelta dell’episodio, tra i numerosi eventi della lunga biografia di Camillo, fu probabilmente dettata anche dalla volontà di celebrare una delle più grandiose iniziative di riforma di Benedetto XIV, la ristrutturazione dell’ospedale di Santo Spirito in Sassia. Il nuovo ospedale, risanato e ampliato tra il 1742 e il 1748 secondo criteri estremamente innovativi su progetto di Ferdinando Fuga, rappresentò l’opera pubblica più rilevante del pontificato Lambertini.
Il dramma dell’evento è ricondotto entro le coordinate di una composizione equilibrata, scandita dai gesti controllati e dalle espressioni composte dei personaggi rappresentati. I modelli classici tradizionali affiorano nelle perfette anatomie e nelle iconografie: il malato seminudo e sdraiato sulla destra reinterpreta le deposizioni di Annibale Carracci e Camillo che trasporta l’infermo l’immagine del giovane in fuga con un vecchio sulle spalle nell’Incendio di Borgo di Raffaello, accompagnati da una sensibilità per il dettaglio realistico, come la cesta di panni.
Puntuale è anche la descrizione dello spazio che ripropone la quattrocentesca corsia sistina, unico e malsano ambiente di degenza preesistente agli interventi del Papa e il ciborio palladiano tuttora esistente, la cui citazione offre un’ambientazione aulica, adeguata alla celebrazione eroicizzante del santo.
Il dipinto si trovava dal 1774 nella collezione Colonna; nel 1812 con il matrimonio tra Vittoria Colonna e Francesco Barberini entra nel patrimonio della famiglia toscana; e nel 1960 è acquistato dalla vedova di Antonio Muñoz per il Museo di Roma.