Secondo piano, Alcova Torlonia

Nella decima sala, in un ambiente raccolto, posto nell’angolo del Palazzo tra via della Cuccagna e piazza Navona, è stata ricostruita nel 1952 la cosiddetta “Alcova Torlonia”, proveniente da Palazzo Torlonia a Piazza Venezia, distrutto nel 1902.
Si tratta della sala di ricevimento, che precedeva gli altri quattro ambienti (la camera da letto, la camera da toletta e lo spogliatoio) con una ricca e preziosa decorazione pittorica e in stucco.

Nel 1837 gli affreschi sono stati affidati a Filippo Bigioli (1798-1878), il quale, nel tondo al centro della volta, raffigurò il “Giudizio di Paride”, incorniciato da sedici piccoli quadri esagonali e ovali con gli “Amori degli dei”. Nei quattro pennacchi sottostanti compaiono i carri delle divinità simboleggianti rispettivamente gli elementi del cosmo: Vulcano per il fuoco, Giunone per l’aria, Nettuno per l’acqua e Cerere per la terra; dipinse anche le pareti con le finte nicchie che ospitano immagini di figure femminili monocrome, poggianti su un’alta zoccolatura dipinta in cui sono inseriti dei piccoli tondi raffiguranti vari tipi di uccelli, realizzati da Alessandro Mantovani (1814-1892).
Gli stucchi, i rilievi delle pareti, le lesene con arabeschi dorati, i fregi, gli stemmi e i medaglioni con le “Storie di Psiche” furono realizzati, in stucco, da Pietro Galli (1804-1877), allievo di Thorvaldesen.