Ritratto di Maria Maddalena Morelli Fernandez in Arcadia Corilla

Autore: Cristopher Hewetson (1737-1798)
Datazione : 1776
Collocazione: sulla parete centrale destra della sala
Tecnica e materiali: marmo
Dimensioni: altezza 65 larghezza 39
Inventario: Dep Arc 173
Provenienza: Deposito Accademia dell’Arcadia, 1956
Iscrizioni:
Sul retro del panneggio è inciso: “Corylae Etruscae Sapphus Aemulae/Christopher Hewetson Hibernus Sculp. D./MDCCLXXI”

Descrizione del soggetto
Si tratta di un ritratto, a mezzo busto, di una donna di oltre cinquant’anni, raffigurata frontalmente con il volto leggermente girato verso sinistra.
Il viso di forma ovale presenta dei lineamenti delicati e regolari, ma ha perso la sua freschezza e appare appesantito, mostrando i segni legati all’età. Gli occhi sono piccoli e ravvicinati, le sopracciglia leggermente arcuate, il naso dritto, la bocca minuta, ma ben delineata, e il mento arrotondato.
La fronte, non alta, è come allungata dalla voluminosa chioma di capelli mossi, che si alza sulla sommità del capo dividendosi in due bande, ciascuna delle quali gira intorno al capo, formando come una corona, che si chiude con un nodo al centro della nuca facendo attenzione a lasciare scoperte le piccole e perfette orecchie. Lo sguardo è vivace e l’espressione volitiva.
Da sotto queste due bande di capelli, su cui è poggiata e sembra come intrecciata una corona d’ alloro, scendono sul collo e si poggiano appena sulle spalle dei boccoli di cui solo uno, molto lungo, scivola sulla destra del petto e arriva a toccare quasi la vita.
La robustezza del busto traspare da sotto la morbide pieghe della tunica di foggia classica, trattenuta, sulla spalla destra, da un fermaglio

Notizie storico-artistiche
Il personaggio raffigurato è la pistoiese Maria Maddalena Morelli (1717-1800), più nota con il nome arcadico di Corilla Olimpica, violinista e poetessa, considerata la più importante improvvisatrice di versi del suo tempo e apprezzata da poeti quali Pietro Metastasio e Pietro Belli.
Il suo temperamento indipendente l’ha portata a vivere liberamente, destreggiandosi tra amori e avventure sentimentali, ma senza mai trascurare di seguire il suo talento.
Appena ventenne viene a Roma al seguito della principessa Vittoria Rospigliosi-Pallavicini e successivamente durante il soggiorno a Napoli presso la principessa Faustina Pignatelli, sposa Ferdinando Fernández, addetto alla segreteria di Guerra, dal quale ha un figlio, Angiolo. La vita matrimoniale è breve. Si separa e inizia a viaggiare per tutta l’Italia e all’estero impegnata in gare poetiche e chiamata dalle corti italiane ed europee per omaggiare sovrani e principi. Nel 1765 a Bologna conosce il marchese Lorenzo Ginori, con il quale stabilisce un legame di affettuosa amicizia che durerà tutta la vita.
Non tardarono importanti riconoscimenti per la sua carriera letteraria: nel 1766 la nomina a poetessa di corte del Granducato di Toscana la porta a stabilirsi definitivamente a Firenze, dove conosce, l’anno successivo, il compositore livornese Pietro Nardini con il quale inizia ad esibirsi e il musicista inglese Charles Burney, che nel libro,“ Viaggio musicale in Italia” del 1779, racconta come si svolgevano gli incontri della celebre improvvisatrice: “suona lo strumento tenendolo in grembo, assomigliando così alla decima Musa come è stata spesso definita. Oltre al suo straordinario talento nell’improvvisare versi su qualsiasi soggetto, è capace di suonare una parte di ripieno sul violino, e canta con grande espressione ed abilità: quasi ogni sera tiene una conversazione assai frequentata da stranieri e da letterati di passaggio a Firenze. Qualche volta, in serate più tranquille, ci trovammo a casa sua soltanto con Nardini ed insieme a lei suonammo dei trii: Nardini nella parte di violino principale, Corilla in quella di secondo violino, ed io li accompagnavo con la viola».
Nel 1774 è nuovamente a Roma, dove il suo arrivo è preparato dal principe Luigi Gonzaga ed è accolta con grandi onori dall’abate Gioacchino Pizzi, custode generale dell’Arcadia, che decide di promuovere e sostenere la sua incoronazione in Campidoglio.
In questo periodo si colloca la realizzazione da parte dello scultore irlandese Hewetson Cristopher del busto della poetessa insieme a quello di Luigi Gonzaga terminati alcuni mesi prima che Pio VI il 31 agosto 1776 la incoronasse con il titolo di “Poetessa laureata “ e “Nobildonna romana”. L’avvenimento suscitò molte polemiche e costrinse la Morelli a tornare immediatamente a Firenze per non aggravare la sua situazione. La sua carriera continua, anche se la salute è sempre più precaria e le condizioni economiche subiscono un tracollo. Muore a Firenze nel 1800.