Ritratto del principe Luigi Gonzaga di Castiglione, in Arcadia Emireno Alantino

Autore: Cristopher Hewetson (1737-1798)
Datazione: 1776
Collocazione: sulla parete centrale destra della sala
Tecnica e materiali: marmo
Dimensioni: altezza 65 larghezza 40
Inventario: Dep Arc 172
Provenienza: Deposito Accademia dell’Arcadia, 1956
Iscrizioni:
Sul retro:“Christopher Hewetson fecit 1776”
Sul bordo del drappeggio, inciso e dipinto: “Aloisius Gonzaga..R.. Princeps Castiglionis”
Sulla base è inciso: “Emireno”

Descrizione
Si tratta di un ritratto, a mezzo busto, di un uomo, di circa trent’ anni, raffigurato frontalmente con il volto leggermente girato verso destra. La forma del viso triangolare è allungata e presenta degli zigomi ben disegnati; il mento è leggermente sporgente; il naso è dritto e pronunciato, mentre la bocca piccola presenta lineamenti regolari. Il volto e la fronte alta sono incorniciati da una voluminosa e scomposta capigliatura, formata da morbidi riccioli che scendono lungo il collo fino a sfiorare le spalle.
L’abbigliamento, che richiama le statue togate romane, è composto da una tunica, che si scorge sotto la toga poggiata sulle spalle, di cui il lembo sinistro si richiude sulla spalla destra formando sul petto profonde pieghe.
Sul bordo del panneggio dell’abito è inciso e dipinto il nome del personaggio raffigurato: “Aloisius Gonzaga..R.. Princeps Castiglionis”; sulla base frontalmente il suo nome da arcade e sul retro la firma dell’autore e la data di esecuzione dell’opera.

Notizie storico-artistiche
Il personaggio raffigurato è Luigi Gonzaga, principe di Castiglione (1745-1819), proclamato arcade nel 1775 con il nome pastorale di Emireno Alantino (indicazione incisa sulla base). L’iconografia scelta dall’autore, lo scultore irlandese Hewetson Cristopher, è ripresa dalla nota incisione di Giovanni Volpato (1735 - 1803), pubblicata nel volume datato 1776 e intitolato "Il letterato buon cittadino" scritto dallo stesso Luigi Gonzaga, in cui affrontava il tema della democrazia e della libertà.
L’artista vuole evidenziare il temperamento vivace e la forte personalità dell’appena trentenne principe, poco facoltoso, libertino e vicino alla idee illuministe.
Nel clima culturale della corte pontificia al tempo di Pio VI e durante la direzione dell’Accademia dell’Arcadia dell’abate Gioacchino Pizzi (1772 - 1790) - le cui attività si svolgevano dal 1726 nella nuova sede sulle pendici del Gianicolo, nella villa che prese il nome di Bosco Parnasio- si inserisce il mecenatismo di Luigi Gonzaga e il suo lavoro letterario.
Lo scultore Hewetson, giunto a Roma nel 1776 - dove rimane fino alla sua morte avvenuta nel 1798- diviene anche lui membro dell’Accademia dell’Arcadia, scegliendo il nome del famoso scultore ateniese Mirone Doricenese.
L’artista realizza contemporaneamente al busto di Luigi Gonzaga anche un altro ritratto raffigurante la poetessa e arcade Maria Maddalena Morelli, sempre destinato alla Pinacoteca dell'Arcadia e commissionato dal principe, che è unito a lei da una profonda amicizia e stima. Da documenti risulta che nel maggio del 1776 entrambe le sculture sono terminati.
Questi lavori rientrano nel filone della ritrattistica che si ispira a modelli classici: oltre all’idealizzazione dei volti, in questo caso, una particolare cura è dedicata alla descrizione degli abiti all’antica, probabilmente un omaggio al gusto per la messa in scena erudita, che è parte integrante delle consuetudini arcadiche.
Si può considerare una sorta di ritratto alla moda che per oltre vent’anni ebbe grande successo tra gli ospiti stranieri, soprattutto quelli britannici, in visita a Roma in occasione del Grand Tour.
Il lavoro dello scultore, che può considerarsi uno dei più prestigioso ritrattista dell’epoca nell’ambito del neoclassicismo, solo recentemente è stato adeguatamente rivalutato in quanto offuscato dalla concorrenza di Antonio Canova, che in quegli anni aveva raggiunto il massimo della sua fama.