Un diamante per Roma

Visto dall’alto sembra proprio un diamante.

Con la sua forma trapezoidale ad angoli smussati, palazzo Braschi è come incastonato nel fitto tessuto di stradine e vicoli del Rione Parione, ancora fortemente debitore dell’impianto urbanistico medioevale a sua volta ricalcato sulle impronte della Roma dei Cesari.

Finestra terzo piano

Piazza Navona ne è l’esempio plastico e non a caso è proprio sul suo morbido invaso che affaccia il palazzo, gioiello di architettura classicista concepito come residenza nobiliare di un esponente di spicco del  jet set di inizio Ottocento, quel Luigi Braschi Onesti che fu Sindaco di Roma negli anni del governo napoleonico sebbene nipote di Pio VI, pontefice esiliato proprio dai Francesi.

Il connubio palazzo Braschi-Museo di Roma è un ulteriore punto di forza, in quanto nessun altro luogo di Roma avrebbe potuto esprimere meglio il racconto per immagini della città Eterna, del suo fascino senza tempo e delle sue mille ‘sfaccettature’ (il riferimento al diamante non è affatto casuale) non prive di contraddizioni ed ombre, ma proprio per questo tali da renderla unica e inconfondibile. L’immensa collezione del Museo spazia infatti dalle opere pittoriche alle sculture, dal mobilio d’epoca agli oggetti di oreficeria, dalle ceramiche agli arazzi; e soprattutto vanta un’imponente collezione di 30000 stampe e disegni dal sec. XVI al XX ed una raccolta fotografica di circa 27000 positivi e 40000 lastre e pellicole dalle origini della fotografia a oggi.